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Legambiente: nuovo studio su plastica in mare

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Dalla collaborazione tra Legambiente, e l'Università di Siena, nasce il primo studio sperimentale sulle sostanze contaminanti presenti sui rifiuti plastici galleggianti.

​Del resto, tale attenzione verso la plastica non stupisce se si considera che, il 65% dei rifiuti che l'anno scorso Goletta Verde ha monitorato in mare è rappresentato proprio da buste, teli e in generale materiali di origine plastica, soprattutto nell'Adriatico centrale.
Il progetto Plastic Busters (UfM - SDSN), ha evidenziato che su tutti i campioni analizzati sono stati rinvenuti inquinanti come mercurio, policlorobifenili (PCB), DDT ed esaclorobenzene (HCB) .
La concentrazione di tali sostanze non è costante, ma varia in base all'area di campionamento, alla natura del polimero, al grado di invecchiamento del rifiuto. I dati dimostrano che la concentrazione degli inquinanti aumenta con la permanenza in mare in una prima fase mentre diminuisce con l'invecchiamento. Con l'avanzare dei processi degradativi a cui va incontro la plastica una volta in mare, infatti, essa rilascia parte del carico di contaminanti.
Presentando i risultati preliminari di tale studio, Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente ha sottolineato come
"la cattiva gestione dei rifiuti a monte e la maladepurazione restino la principale causa del fenomeno del marine litter. Prevenire il fenomeno e rimuovere le plastiche che oggi sono disperse in mare e sulle spiagge è dunque una priorità, non solo per la salvaguardia ambientale ma anche per la tutela della salute".
La presenza di rifiuti plastici infatti rappresenta una minaccia non solo per i pesci che potrebbero ingerirli, ma per tutta la catena alimentare.

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