A farla trionfare è stata la consolidata presenza di un mobility manager di città e di servizi di sharing mobility. Un peso importante è stato rivestito anche da una buona dotazione di servizi di trasporto pubblico e dai numerosi veicoli a basso impatto presenti in città. Parma è inoltre una delle prime città italiane ad aver approvato il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile.
Al secondo posto si è piazzata Milano, mentre Venezia al terzo, seguita rispettivamente da Brescia, Padova, Torino. Al settimo ritroviamo Cagliari, unica città del sud nella top ten e poi Bologna, Verona e Modena. Perde quota Roma, che conquista solo la ventitreesima posizione.
Aumenta in generale il numero di veicoli a basso impatto, soprattutto Gpl, questi ultimi infatti raggiungono complessivamente il 9,46% del parco nazionale circolante, mentre quelli ibridi ed elettrici aumentano del 45%. Poco diffusi invece i veicoli a metano (2,49%).
Il Rapporto denuncia tuttavia che il tasso di motorizzazione nelle principali 50 città italiane continua ad aumentare (+0,8%). Tale dato suona preoccupante se si considera che la qualità dell'aria, dopo il miglioramento registrato nel 2016 grazie a condizioni meteorologiche favorevoli, torna a far registrare un leggero peggioramento. Solo 20 città del resto rispettano tutti i limiti imposti dalla normativa, a fronte delle 23 del 2016.
La mobilità condivisa funziona abbastanza solo nel caso dei veicoli a "flusso libero" in cui il prelievo e la riconsegna possono avvenire in qualsiasi punto all'interno dell'area prevista dal servizio, mentre convincono poco i servizi convenzionali, con parcheggi ben definiti.