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Emergenza clima in Italia: un rischio concreto

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Se ne parla, ma forse non abbastanza dato che evidentemente la situazione è più grave di quanto non sembri. A porre sotto i riflettori i rischi dei cambiamenti climatici già in atto è il nuovo report Cronaca di un'emergenza annunciata, realizzato da Legambiente in collaborazione con il Gruppo Unipol.

 Il 2018, infatti è stato l'anno più caldo di sempre, si sono verificati numerosi eventi estremi che hanno colpito tutta la penisola mietendo diverse vittime. A segnare il 2018 sono stati 23 casi di danni riportati da infrastrutture e 66 allagamenti causati da piogge intense, 41 trombe d'aria; 20 esondazioni fluviali; 12 casi di danni al patrimonio storico; 17 casi di frane, 68 giorni di blackout elettrici, solo per citarne alcuni. Se si considera dal 2010 ad oggi le vittime del maltempo sono state 189, mentre, solo negli ultimi mesi hanno perso la vita 32 persone senza contare poi l'evacuazione di oltre 45mila persone a causa di frane e alluvioni ed esondazioni.

Altra nota dolente è stata rappresentata ancora da siccità e ondate di calore. E la cosa peggiore è che questo trend negativo non accenna a diminuire, anzi, al contrario. Agire non è mai stato così urgente, nel tentativo di ridurre l'impatto economico, ambientale e sociale dei danni provocati.
Il report evidenzia, inoltre, le buone pratiche, sia nel nostro paese che all'estero, messe in atto per contenere le emergenze climatiche.
E' ancora disponibile online una mappa realizzata dall'osservatorio Città Clima di Legambiente.
La preoccupazione della nota associazione ambientalista risuona evidente nelle dichiarazioni del vicepresidente Edoardo Zanchini che ha sottolineato quanto la Conferenza sul Clima (COP24) appena conclusa a Katowice non abbia fornito le risposte che ci si attendeva.

La ricerca di Legambiente rende evidente la preoccupante situazione italiana, ha sottolineato Zanchini, "resa ancor più drammatici dal dissesto idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall'abusivismo edilizio" Si profila per tanto urgente un intervento su scala nazionale come è avvenuto in altri Paesi europei, volto a coordinare le politiche di riduzione del rischio sul territorio. "Occorre dar avvio ad interventi rapidi e politiche di adattamento- ha continuato il vicepresidente- a partire dai grandi centri urbani attraverso nuove strategie e adeguate risorse economiche".

Intanto, in attesa del Summit sul Clima, convocato dal Segretario Generale dell'ONU Guterres per il prossimo settembre 2019 a New York, l'Europa, dovrà rivedere il suo obiettivo al 2030 andando ben oltre il 55% di riduzione delle emissioni solo così l'Accordo di Parigi potrà davvero trovare compimento.

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