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Inquinamento e lockdowun: ARPA Piemonte pubblica la Relazione sullo stato dell’ambiente

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 Quante volte durante il periodo  di emergenza sanitaria derivata dal virus Codiv-19.ci siamo chiesti come stesse l'ambiente e se magari almeno l'inquinamento fosse in calo? Per renderci conto della reale situazione basterà consultare l'annuale Relazione sullo stato dell'ambiente, redatta da ARPA Piemonte. 

Il documento dell'Agenzia regionale per l'ambiente non solo rende noti i dati relativi al 2019, ma anche quelli di questi primi mesi del 2020, caratterizzati dalla chiusura prima parziale e poi totale a causa dell'emergenza sanitaria derivata dal virus Codiv-19.

Se si analizza l'andamento temporale delle emissioni in atmosfera tra marzo e aprile si noterà una significativa differenza tra i dati emissivi degli inquinanti PM10 e ossidi di azoto. In realtà, prendendo in esame il Particolato primario (PM10), le quantità totali emesse fino alla prima metà di aprile sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto a quelle che si sarebbero avute nello stesso periodo senza il blocco, dal momento che, trascorrendo più tempo in casa, la riduzione del traffico stradale e delle attività industriali è stata compensata dall'aumento complessivo delle emissioni da riscaldamento domestico, cresciute circa del 14%. In una regione come il Piemonte, proprio il riscaldamento domestico rappresenta uno dei fattori di maggior aggravio dell'inquinamento atmosferico e tale dato lo ha ancora una volta confermato. A riprova di ciò, ha spiegato Robotto, Direttore generale di ARPA Piemonte, che, confrontando i dati del lockdowun in un arco di tempo che va dal 2012 al 2019 si nota che <<non c'è stato quasi impatto sul PM10 ed è stato il meteo a fare da padrone. A fine marzo del 2020 anzi, un passaggio di polvere desertica del Mar Caspio ha addirittura innalzato il valore del PM10. Quando si guardava il cielo azzurro dunque era un'illusione ed alle illusioni bisogna prestare molta attenzione>>. La situazione è migliorata infatti, solo quando, a partire dalla seconda metà di aprile si sono cominciati a spegnere i termosifoni.

Del tutto diverso il discorso se si parla di ossidi di azoto per i quali si è potuta invece osservare una netta riduzione delle emissioni, che ha toccato addirittura il 30% nonostante ad un certo punto ci sia stato un picco da agricoltura, dal momento che gli ossidi di azoto sono fortemente legati al traffico veicolare.

Un decremento importante ha riguardato anche il rumore urbano, parametro, assolutamente misurato e dunque estremamente significativo. Se all'inizio infatti, in seguito alla chiusura delle scuole la situazione era variata in modo irrisorio, di appena 0.5 decibel -dB(A), forse perché il lckdown non era stato preso sul serio, tant'è vero che il rumore da movida era leggermente salito, in seguito i dati sono cambiati. Dopo la chiusura totale, infatti, nelle aree soggette alla movida, la diminuzione media dei livelli nel periodo notturno è stata dell'ordine di 15 dB(A) durante la settimana e ha toccato quasi i 30 dB(A) nel weekend. Si è dunque avuta una diminuzione del 97% delle persone che parlano.
Invitando i cittadini a rimanere a casa e con l'interruzione delle attività commerciali il rumore medio da traffico stradale è diminuito di circa 4 dB(A) per migliorare ulteriormente con la successiva chiusura totale degli ultimi giorni che ha portato ad una diminuzione dei flussi di circa il 70%. Interessante fare un cenno poi al traffico aereo di Malpensa dove i voli sono passati da 56 a 6 con una riduzione del rumore del 90%.

Anche le acque del Po, nonostante l'emergenza sanitaria hanno continuato ad essere oggetto di monitoraggio. <<Mi si diceva, -ha continuato Robotto, - che l'acqua del Po appariva più azzurra, più cristallina, più trasparente, ma quello che conta sono le analisi, le analisi che abbiam fatto perché Arpa Piemonte, nel periodo lockdowun, non ha smesso di lavorare sul campo ed in parametri abbiamo visto non c'era grande differenza. Tuttavia la sensazione che si percepiva non era un inganno, ma reale solo che dipendeva dal meteo e dalla velocità dell'acqua che nel torinese faceva sedimentare le particelle disperse e dava un'illusione di purezza>>.

Un ultimo dato da prender in considerazione ha spiegato ancora il Direttore generale di ARPA Piemonte è stato il no deciso all'utilizzo d'ipoclorito per disinfettare le strade, sebbene altri comuni si fossero detti favorevoli. <<Siamo stati i primi in Italia- ha chiarito Robotto- a dire che si trattava di una pratica scorretta, abbiamo sottolineato che era dannoso per l'ambiente e poco utile al fine di contrastare il virus e se non avessimo dato uno stop probabilmente nelle analisi che abbiamo fatto,avremmo trovato tanto, tanto cloro libero>>. 

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