Sebbene la parola sostenibilità sia ormai una delle più utilizzate, tanto da poter essere definita addirittura abusata, in campo alimentare spesso non si sa bene cosa voglia dire.
Lo dimostra un'analisi condotta dal Centro di Ricerca EngageMindsHub dell'Università Cattolica (Divisione Food)su un campione di 1000 consumatori rappresentativo della popolazione italiana. Lo studio è stato presentato a Roma nel corso dell'incontro "Sostenibilità: la nuova frontiera per il settore vitivinicolo", da Guendalina Graffigna dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. L'evento è stato organizzato da "Viva. La sostenibilità della viticoltura in Italia".
"Viva"è il progetto del Ministero dell'Ambiente nato per misurare e migliorare le performance di sostenibilità della filiera vite-vino e stabilisce per tanto delle linee guida e dei requisiti da rispettare, che si possono riassumere in 4 indicatori: Aria, Acqua, Territorio e Vigneto, valutabili autonomamente dalle singole aziende.
Secondo la dottoressa Graffigna, i consumatori tendono a fare coincidere la sostenibilità con i prodotti bio o con quelli a km0. Non a caso, ha chiarito la studiosa, -"tra coloro che affermano di preferire sempre prodotti alimentari sostenibili, il 73% dichiara di consumare spesso/sempre prodotti biologici,+31% rispetto al totale campione. Il 64% dichiara di consumare spesso/sempre prodotti a km0,+30% rispetto al totale campione e il 45% dichiara di consumare bevande alternative al latte,+25% rispetto al totale campione".