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Pasqua in Sicilia: Tindari tra storia e leggenda

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Se in occasione della Pasqua state progettando un fine settimana al mare, Tindari, in provincia di Messina, potrebbe essere la meta perfetta. Anche se la primavera si è affacciata solo da pochi giorni e le temperature non sono ancora miti come ci si potrebbe aspettare, l'antica città greca con il suo fascino vi accoglierà a braccia aperta.

Oltre ad offrirvi paesaggi incantevoli, vi conquisterà con la sua storia.
Fondata nel 936 a.C., fu una delle ultime colonie greche in Sicilia e prese parte a tutte le travagliate vicende dell'isola, entrando a pieno titolo negli scontri tra Cartaginese e Romani finché non divenne colonia dell'Urbe. Il dominio arabo prima e quello normanno poi ne segnarono la fine del prestigio e la decadenza. Oggi visitando gli scavi archeologici si potrà ammirare il teatro greco, restaurato in età romana, quando fu trasformato in un'arena in seguito alla demolizione della scena. Ogni anno, durante il mese di agosto il teatro ospita degli interessanti spettacoli dal sapore classico. L'area archeologica, alla quale si accede pagando un biglietto di 6 euro, comprende anche una Basilica, un tempo su tre piani, probabilmente risalente al I secolo a.C., un edificio termale caratterizzato da mosaici sul pavimento, delle case risalenti al periodo imperiale e delle splendide mura mirabilmente conservate.
Consigliata anche una visita al Museo che racchiude vasellame greco e romano, frammenti di sculture, un imponente testa di Augusto proveniente dalla Basilica, due nikai in volo, iscrizioni ed un grande plastico che ricostruisce la scena ellenistica del teatro.


Oltre che per i resti archeologici, Tindari è famosa per il suo Santuario che custodisce un'antica statua raffigurante una Madonna nera, particolarmente cara alla tradizione popolare. La leggenda vuole infatti che si tratti di un miracoloso simulacro al quale sono da ricondurre diversi prodigi. Durante il periodo della persecuzione iconoclasta infatti, sarebbe giunta dall'Oriente una nave nella cui stiva era nascosta, in una cassa, la statua della Madonna. In seguito ad una tempesta la nave fu costretta a rifugiarsi nella baia di Tindari, passata l'emergenza i marinai tentarono di riprendere il mare, ma non riuscirono a ripartire fino a quando non si liberarono della casso con la Vergine. Quando gli abitanti di Tindari la trovarono, la portarono sul colle dove sorgeva la città greca ed in suo onore eressero una Chiesa. La leggenda trova fondamento nel fatto che Tindari per tre secoli fu sotto la dominazione bizantina e che allo stesso tempo ospitava una fiorente comunità cristiana che combatte con forza l'iconoclastia.
Del celebre simulacro in realtà non si sa nulla se no che fu realizzato in legno nero del Libano e che reca incisa la scritta " nigra sum sed formosa".
Il santuario che si visita oggi è adiacente ad una precedente chiesa divenuta troppo piccola per la grande affluenza di pellegrini e consacrato nel 1975. Di fronte Il grande tempio cristiano si apre un ampio sagrato da cui si gode di un panorama mozzafiato. Affacciandosi dal parapetto si può ammirare una zona sabbiosa all'interno della quale si occhieggiano dei laghetti. L'area, che prende il nome di Marinello è legata anch'essa alla Madonna nera. 


Si racconta infatti che la zona sabbiosa si sia formata per accogliere una bambina caduta dal precipizio a strapiombo sul mare che si trova davanti la chiesa. La madre della piccola si era recata al santuario per ringraziare la Madonna per una grazia ricevuta per la sua bambina malata, ma quando la donna vide la statua si racconta che la disprezzò ed allora la figlia cadde giù precipitando nel vuoto. La donna avrebbe pregato ancora la Vergine che avrebbe salvato la piccola, la bambina fu infatti ritrovata perfettamente incolume seduta a giocare sulla sabbia.  

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