Nonostante l'allarme clima continui ad essere più che mai preoccupante le notizie che arrivano dl G20 di Amburgo non sono per nulla confortanti.
Stando ai dati forniti da diverse associazioni ambientaliste internazionali, tra cui Legambiente, Amici della Terra, Greenpeace e Wwf, i finanziamenti pubblici erogati dalle nazioni del G20 in favore delle fonti fossili superano di gran lunga quelli destinati alle fonti rinnovabili, ammontando addirittura al quadruplo. Investire su petrolio, gas naturale e carbone infatti sarebbe economicamente più vantaggioso, sebbene politiche energetiche cieche ed obsolete avranno conseguenze molto gravi per tutto il pianeta che sta già, evidentemente, mostrando i segni di scelte attuate in passato solo in nome del profitto.
Tra il 2013 e il 2015 i finanziamenti pubblici delle 20 nazioni a progetti relativi alle fonti fossili come petrolio e gas naturale sono sono stati di 71,8 miliardi di dollari all'anno, a fronte dei 18,7 miliardi destinati annualmente alle rinnovabili. Questo trend negativo è stato sposato appieno dal Giappone che ha investito nelle fonti fossili 16,5 miliardi di dollari annui, registrando un incremento di sei volte di più rispetto alle energie green. Al secondo posto si piazza la Cina con 13,5 miliardi per petrolio e gas contro appena 85 milioni alle rinnovabili, seguono gli Usa che hanno destinato 6 miliardi alle fonti fossili e 1,3 miliardi alle energie pulite. Non molto diversa la situazione dell'Europa dove la Germania ha investito per le fonti fossili 3,5 e 2,4 miliardi per le rinnovabili, il Regno Unito con 972 milioni per le energie tradizionali e 172 per le green e l'Italia che ha stanziato un finanziamento pubblico annuale di 2,1 miliardi di dollari per petrolio e gas e di 123 milioni annui per le rinnovabili.
La Francia, il Messico e l'Australia, invece si sono mosse in modo alternativo fissando finanziamenti pubblici per le energie pulite analoghi o addirittura superiori a quelli destinati alle fonti inquinanti.