I cittadini europei dicono no all'impiego di glifosato e lo fanno con una raccolta firme per manifestare alla Commissione Europea il loro dissenso. A promuovere l'iniziativa c'è un comitato del quale fanno parte numerose associazioni europee.
In Italia, l'iniziativa è sostenuta anche dalla Coalizione #StopGlifosato, che raccoglie ben 45 realtà diverse tra cui Greenpeace e Legambiente, WWF, FAI, Slow food, sottolineando la necessità di generare una vera e propria mobilitazione dell'opinione pubblica. La coalizione europea di ong, associazioni e reti sociali deve raggiungere almeno un milione di firme in un anno per fermare l'uso del glifosato in tutta Europa. Obiettivo molto importante se si considera la pericolosità di quest'erbicida e la sua capillare diffusione. Il glifosato è un principio attivo del prodotto commerciale Roundup, di cui la multinazionale Monsanto ha detenuto il brevetto di produzione fino al 2001. In agricoltura è stato approvato per la prima volta negli anni '70 e da allora ha ricevuto approvazione in un centinaio di paesi del mondo. La sua diffusione ha conosciuto un grande impulso in seguito alla proliferazione delle colture transgeniche come per esempio la soia. Si tratta di un diserbante molto aggressivo che a differenza di altri prodotti, viene assorbito per via fogliare e poi traslocato in ogni altra posizione della pianta, compromettendo pericolosamente l'efficienza nutrizionale genetica delle piante.
Tuttavia il glifosato è sempre stato considerato meno pericoloso di altri erbicidi per la salute umana fino a quando, nel marzo 2015, l'organismo internazionale IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato la sostanza e i fitofarmaci che la contengono come "probabile cancerogena per l'uomo" inserendola nella categoria 2A. In seguito a tali riscontri l'uso del glifosato ha subito diverse restrizioni in vari paesi del mondo. Nonostante ciò l'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare ha assolto il controverso erbicida e ha fissato la dose massima di assunzione giornaliera in 0,5 mg per kg di peso corporeo. L'autorizzazione europea per il glifosato era scaduta già nel 2012 e la Commissione europea aveva chiesto di rinnovarla per 15 anni e recentemente si è arrivati già alla terza proroga che permetterà di arrivare alla fine del 2017, periodo in cui l'Echa (Agenzia europea per la chimica) dovrebbe aver completato il suo studio volto a valutare le conseguenze del glifosato sulla salute umana e sull'ambiente.
L'Italia intanto ha fatto delle scelte chiare ed un po' controcorrente poiché nel Bel Paese è entrato in vigore un decreto del ministero della salute che ne limita l'uso e il commercio vietandone la diffusione in luoghi pubblici come parchi e giardini e nei campi immediatamente prima del periodo del raccolto e della trebbiatura. Certo è che tracce di questo erbicida sono state trovate su cibi che quotidianamente consumiamo come farina, pasta, biscotti e vari prodotti da forno, anche se entro i limiti consentiti dalla legge. Recenti studi tra l'altro hanno ventilato l'ipotesi che la contaminazione da glisofato possano essere legate alla diffusione della celiachia, l'intolleranza al glutine sta diventando infatti una patologia sempre più comune le cui cause probabilmente dovrebbero essere ricercate nelle caratteristiche del cibo che quotidianamente consumiamo e nella qualità del nostro stile di vita.
Perché la campagna contro il glifosato possa avere reale successo dovrà essere portata a termine entro l'estate 2017, prima cioè che la Commissione Ue si esprima sulla proroga attualmente in vigore. I cittadini europei potranno intanto firmare l'Ice Stopglifosato su www.stopglyphosate.org