La presenza di ftlati nei cosmetici tuttavia viene da sempre ridimensionata dal momento che queste sostanze sono studiate da più di 50 anni e che i dati di questi studi minimizzano i rischi per la salute umana. Rassicurazioni vengono da anni diffuse da UNIPRO, associazione italiana delle industrie cosmetiche, così come come dall'Afssaps (Agence francaise de Securité Sanitarie des Produits de Santé) che ha tuttavia preso posizioni chiare riguardo l'utilizzo degli ftalati.
L'Agenzia francese ha disegnato così delle linee guida per l'utilizzo di tali sostanze, stabilendo il divieto dell'impiego di DEHP nei prodotti cosmetici, garantendo una concentrazione massima autorizzata di DEP del 15% per i prodotti destinati ad essere applicati sul corpo e sul viso ad eccezione dei profumi e la restrizione per quanto riguarda l'uso del DBP e del BBzP autorizzato unicamente nello smalto per unghie.
Il DPB del resto, è il più diffuso tra gli fatati e pertanto è il composto sottoposto al maggior numero di studi, condotti su animali da laboratorio. Da queste indagini è emerso che il DPB può essere responsabile di aborti, malformazioni congenite, effetti dannosi sul sistema riproduttore maschile come la diminuzione del numero degli spermatozoi fino a raggiungere l' atrofia testicolare.
Neppure i bambini sarebbero al riparo dagli ftalati presenti nei giocattoli e negli involucri e nei contenitori per cibo.
La presenza di queste sostanze potrebbero aumentare il rischio di malattie croniche, dal diabete alle patologie cardiovascolari, alla pressione alta.
A denunciarlo è una ricerca che ha coinvolto 1500 uomini, pubblicata sulla rivista Environmental Research e condotta presso la University of Adelaide e il South Australian Health and Medical Research Institute.
Gli scienziati hanno misurato i livelli di ftalati nelle urine di ciascun partecipante e rilevato che il rischio di una o più malattie croniche aumenta con il crescere delle concentrazioni di ftalati nelle urine.
Queste sostanze, inoltre, secondo diversi studi sono state incriminate di essere responsabili di pericolose interferenze sul sistema ormonale e sul metabolismo.