Selinunte non sarà solo sinonimo di arte e storia, ma il più grande parco archeologico del Mediterraneo ospiterà un'importante produzione di grano Monococco e di altri grani duri autoctoni con i quali verranno prodotti pasta e cous cous.
La mietitura comincerà mercoledì 25 luglio. Sarà un'occasione per mettere in commercio farine e legumi biologici e per riscoprire quegli antichi sapori che hanno contribuito a fare la storia della Sicilia, non per niente denominata dai Romani ed in particolare da Catone, "granaio della Repubblica".
Per il grano prodotto a Selinunte non verranno utilizzati glifosato o altri pericolosi pesticidi, si tratterà di un prodotto oltre che buono sano. Le farine ricavate da questi grani consentiranno di realizzare pasta al 100% italiana, prodotta cioè in Italia da grano solo italiano e nella fattispecie solo siciliano.
La notizia della produzione di grano a Selinunte arriva da Enrico Caruso, direttore del parco Archeologico di Selinunte che ha spiegato che anche lenticchie e ceci varietà Sultano e Pascià, verranno coltivate nel Parco.
All'agricoltura, ha continuato il direttore, saranno destinati 10 ettari del sito archeologico. La parte da leone la farà comunque il grano duro siciliano a cui spetteranno 9 ettari di terra.
Le specie presenti saranno Russello, Tumminia Perciasacchi e Monococco.
Quest'ultimo è stato ritrovato all'interno della Grotta dell'Uzzo, celebre sito preistorico della Sicilia su indicazione del professor Tusa a testimonianza del passaggio in quest'area delle fasi di raccolta e caccia all'agricoltura.
Tutti i prodotti ottenuti verranno commercializzati con il loco del Parco Archeologico di Selinunte e con quello del Consorzio Ballatore, organismo che fa capo all'assessorato regionale all'Agricoltura che ha curato la sperimentazione.