Sul fatto che rinunciare ad una bella e succulenta bistecca faccia bene al Pianeta non sembra esserci alcun dubbio.
A sostenerlo è uno studio della Federation of American societies for experimental biology che ha valutato l'impronta ecologica di ben 39 alternative vegetariane a tradizionali piatti di carne.
I nuovi prodotti che da qualche tempo spopolano tra coloro che, per questioni ideologiche o per problemi legati alla salute, hanno rinunciato ai cibi di origine animale, infatti, generano un quantitativo di emissioni di gas serra fino a 10 volte inferiore a quello necessario per produrre le stesse pietanze a base di carne. Nel nuovo mondo globalizzato dunque,cosa finirà nel piatto non riguarda più le scelte ed i gusti dei singoli, ma a quanto pare, avrebbe una notevole ricaduta su scala mondiale.
Lo studio della Faseb sottolinea che mettere in tavola una fetta di carne di circa 220 grammi inquina quanto guidare con un'utilitaria per circa 47 chilometri. Al contrario optare per un "veggie burger" o per delle salsicce di soia ridurrebbe notevolmente l'impatto sull'ambiente inquinando come se si guidasse la stessa auto, ma solo per appena 5 chilometri. A conti fatti i cibi vegetali che per forma e cosistenza si presentano molto simili alla carne illudendo il consumatore di addentare la consueta e rassicurante pietanza, generano in media 2,4 chili di CO2 per chilogrammo di prodotto. Si tratta di un bel risparmio se si considera che lo stesso quantitativo di manzo genera 9-129 chili di CO2, di maiale 4-11 e di pollo 2-6 chili.
Fare delle scelte alternative preferendo alimenti eco-friendly sembra pertanto la cosa migliore da fare se si tene al benessere del nostro Pianeta, ma in fatto di salute umana la discussione è ancora aperta e controversa dal momento che i cibi vegani, sebbene di gran moda, necessitano di lavorazioni complesse che non sembre si coniugano con salubrità e naturalità.
Forse sarebbe utile, parlando di alimentazione, per contenere il nostro impatto ambientale, ragionare di più su concetti come quello di spreco, cercando di valorizzare le realtà locali e i prodotti a km zero ottenuti nel rispetto degli habitat naturali.