Ci saranno maggiori garanzie per i consumatori quanto al riso ed alla pasta che metteranno in tavola. Verranno, infatti indicate sulle etichette, per quanto riguarda il riso il luogo di produzione, di lavorazione e di confezionamento.
Per quanto riguarda la posta invece sarà necessario dichiarare il paese di origine della semola, che poi è anche quello di realizzazione del prodotto finito ed il paese di produzione del grano. Solo se tutti i parametri saranno soddisfatti ci si potrà fregiare ad esempio per il riso, dell'appellativo "origine del riso: Italia".
Se l'origine della semola e la provenienza del grano coincidono, si potrà apporre sull'etichetta "grano duro e semola 100%", e poi il nome del paese. Qualora comparissero anche miscele di altra provenienza si scriverà "paesi Ue" e "paesi non Ue", come già si fa ad esempio per l'olio.
Ad avviare la procedura formale di notifica dei decreti sono stati il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina e quello dello sviluppo economico Carlo Calenda. I provvedimenti sono stati inviati all'esame della Commissione Ue.
Tale iniziativa avrà il fine di valorizzare il grano prodotto nel nostro paese e di offrire ai consumatori più trasparenza. E' loro diritto, infatti sapere se le materie prime utilizzate per il confezionamento della pasta sono davvero made in Italy o se è stato utilizzato in parte grano proveniente dall'estero. La filiera grano-pasta del resto, è uno dei principali settori dell''agroalimentare italiano, la una produzione di grano duro infatti si aggira intorno ai 4 milioni di tonnellate mentre quella di pasta sfiora ogni anno i 3,4 milioni di tonnellate. Tali dati fanno dell'Italia il principale produttore mondiale di pasta. Un provvedimento di tal genere dovrebbe avere una ricaduta positiva un po' su tutta la filiera a cominciare dai coltivatori che dovrebbero vedere aumentate e migliorate le loro produzioni e dovrebbero godere allo stesso tempo di guadagni più equi.