Più precisamente importanti tracce di cesio sono state rinvenute nella sabbia di otto spiagge distanti circa 100 chilometri dall'impianto e nelle falde acquifere in quantità addirittura dieci volte superiori a quello del mare del porto di Fukushima.
Nonostante ciò i ricercatori dell'Università giapponese di Kanazawa, guidati da Virginie Sanial e la rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas) continuano a sostenere che ciò non rappresenta una minaccia per l'uomo poiché nessun individuo è stato esposto a quest'acqua né l'ha bevuta.
A maggior ragione bisogna sottolineare, a detta del team di studiosi, che il cesio-137 prodotto dall'incidente è stato trasportato lungo la costa dalle correnti oceaniche e lì è rimasto 'bloccato' nei granelli di sabbia, sulle spiagge e nelle falde acquifere.
Una tale scoperta deve mettere in guardia e far riflettere sul fatto che ad oggi esistono 440 reattori attivi di cui più di metà sorgono in zone costiere.