Scegliere di spostarsi in bicicletta non è solo un gesto che fa bene alla salute ed all'ambiente, ma uno stile di vita che ha una ricaduta significativa anche sull'economia. Intorno al mondo delle due ruote si muove infatti un fatturato di 6.206.587.766 euro che va dalla produzione di bici e accessori, alle "ciclo-vacanze", senza contare poi il risparmio di carburante, e la riduzione di emissioni nocive.
Sono questi i dati che emergono dal rapporto "L'A Bi Ci" di Legambiente, realizzato in collaborazione con VeloLove e GRAB+. Per comprendere ancora meglio quanto la ciclomobilità sia economicamente redditizia, così come si legge ancora nel report basti pensare che il fatturato che produce supera nettamente i ricavi dell'export del vino, uno dei prodotti made in Italy più apprezzati all'estero Secondo la nota associazione ambientalista l'abitudine di pedalare si sta diffondendo un po' ovunque in Italia e non è più solo il Nord a detenerne l'esclusiva anche se eccellenze e buone pratiche non sono diffuse in maniera omogenea ma concentrate in alcuni Comuni e legate ancora ad alcune aree geografiche.
L'utilizzo delle due ruote è certamente favorito dalla diffusione delle piste ciclabili che in sette anni, tra il 2008 e il 2015, nelle città capoluogo sono aumentate addirittura del 50%. Bisogna riconoscere tuttavia che, nello stesso periodo la percentuale di italiani che utilizzano la bici per gli spostamenti è rimasta immutata e fissa al 3,6%. Sembra un dato contraddittorio, ma in realtà non lo è ma dipende da fatto che manca ancora una mentalità byke friendly. Non basta infatti creare piste ciclabili con percorsi, ma bisognerebbe ideare itinerari con forti attrattori di mobilità: università, quartieri ad alta densità abitativa, stazioni ferroviarie e della metropolitana.
La sede stradale inoltre dovrebbe essere adeguata alla fruizione in bicicletta e all'utenza con disabilità motoria, sia lì dove il tracciato ciclabile è è in sede protetta che quando condivide la carreggiata con gli altri veicoli. Bisognerebbe dunque evitare la presenza di auto ai bordi delle ciclabili poiché compromette la visuale e rende complicato sia l'ingresso che l'uscita dal percorso, costituendo un elemento di insicurezza per i ciclisti sia quei tratti di strada in cui la velocità degli altri veicoli è elevata e mette a rischio l'incolumità dei ciclisti.
L'abitudine di pedalare per recarsi al lavoro è in generale, in Italia, un fenomeno in crescita, con percentuali elevatissime nella provincia autonoma di Bolzano (il 13,2% degli occupati raggiunge il luogo di lavoro in bici), in Emilia Romagna (7,8%) e in Veneto (7,7%). Allo stesso modo, ancora più positivi ancora più positivi i dati del modal share di 12 città italiane che raggiungono performance di ciclabili che non hanno nulla da invidiare a quelle di altre realtà europee con una più antica e radicata tradizione.
Le città più byke-friendly di'Italia risultano essere Bolzano, Pesaro, Ferrara e Treviso -grazie al fatto che, più di un quarto della popolazione usa la bici per i propri spostamenti quotidiani per motivi di studio, lavoro e svago. A garantire loro questo primato è sicuramente un nuovo modo di reinventare gli spazi urbani, pianificando una mobilità che metta al centro le reali esigenze dei cittadini, nel tentativo di creare città più umane e smart.
"Ridisegnare vie e piazze con l'obiettivo di sottrarre supercie all'invadenza dell'auto per redistribuirla almeno in parte alle persone ha impatti positivi non solo sulla mobilità, ma anche su ambiente, salute, economia, relazioni sociali, qualità della vita".