La minaccia costituita dai cambiamenti climatici e le conseguenti migrazioni forzate continuano a mettere in discussione il nostro stile di vita. Una risposta a tale situazione, secondo José Graziano da Silva, direttore generale della Fao, va ricercata nell'agricoltura sostenibile.
Si tratta di fenomeni destinati a peggiorare e ad avere un impatto sempre più disastroso. Le zone rurali infatti, sono martoriate da temperature in aumento e da precipitazioni sempre più sporadiche. Solo rafforzando le attività economiche sarà possibile inaugurare un'inversione di tendenza. Parlare di agricoltura sostenibile infatti, vuol dire promuovere la produzione di alimenti e di altri prodotti agricoli, la cui commercializzazione sia vantaggiosa per gli agricoltori, operare in modo rispettoso dell'ambiente e prestare attenzione al benessere dei soggetti coinvolti. Questo tipo di agricoltura dunque, non ha come fine lo sfruttamento indiscriminato del territorio e degli individui semplicemente a scopo di lucro, ma è socialmente giusta e contribuisce a migliorare la qualità della vita sia dei lavoratori che delle loro famiglie e dell'intera società.
Dello stesso parere si è detto anche William Lacy Swing, direttore generale dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM) mettendo altresì in evidenza come gli eventi meteorologici legati ai cambiamenti climatici abbiano un impatto maggiore nel lungo periodo. Esempio ne è la vicenda del Lago Ciad prosciugatosi negli ultimi 30 anni. Questo disastro ambientale ha messo in ginocchio l'economia della zona inducendo una gravissima crisi alimentare.
Il sodalizio tra la FAO e l'IOM è stato sancito dall'elezione congiunta alla presidenza del Global Migration Group nel 2018 - un gruppo inter-agenzie che raggruppa 22 organizzazioni dell'ONU. Le due organizzazioni, insieme, si impegneranno ad affrontare le cause che stanno alla base dei fenomeni migratori in un'ottica di cooperazione internazionale e sostenibilità ambientale.